Il rapporto tra musica e letteratura, qual è e quando è possibile individuarlo? Introduciamo una nuova puntata di #comeloscrivo parlando del tema della musica e del suo rapporto con la letteratura. Ospite del nostro salotto digitale è Roberto Maggi, biologo e scrittore romano.

Amante dell’arte e della musica, Roberto interseca questi due elementi nei suoi racconti per dar vita alle sue opere. Introduciamo subito l’ospite con qualche domanda e cominciamo la nostra indagine sul rapporto tra musica e letteratura.

Ciao Roberto! Benvenuto nel salotto digitale di sergiodetomi.it, cominciamo con una breve introduzione su di te e sul tuo percorso artistico.

Come riportato nel testo introduttivo sono nato e vivo a Roma, dove mi sono laureato in scienze biologiche. La mia formazione è quindi prettamente scientifica, in particolare focalizzata nel campo ambientale. Il rapporto con la scienza sembra essere quindi in un certo senso distante e in qualche modo separato.

Ma come sappiamo i confini tra le sfere umane sono labili e gli interessi che nutriamo per altre materie, soprattutto quando si rivelano precocemente, inevitabilmente trovano il modo di uscire fuori, di esprimersi, sempre che vengano opportunamente coltivate.

Ecco che quindi, fin dai tempi della scuola, il mio interesse per il mondo naturale si contaminava (e per certi versi si completava) con quello dell’arte letteraria, in particolare della poesia. E così un altro io si accompagnava a quello votato alla scienza, alla ricerca di un sentire diverso, più intimo e profondo, che dall’interno premeva per dar sfogo alla sua voce.

Ho sempre visto, e forse non potrebbe essere altrimenti, la scrittura come una pura passione, per cui i testi che continuavo ad accumulare, in particolare poesie, servivano quasi da culla dei sentimenti, senza rivestirsi di un fine concreto. In sostanza non pensavo di pubblicare ciò che scrivevo, ma lo vivevo come un rifugio, una distrazione esistenziale di valore. Fino a quando il momento di svolta è arrivato, e mi sono deciso a rivelare le mie pagine segrete. Prima in poesia e successivamente anche in prosa.

È stata un’esperienza bellissima e folgorante, che mi ha permesso di scoprire anche lati del mio carattere ancora poco conosciuti e latenti, soprattutto in relazione all’attività di performer. In sostanza un cambio inaspettato di vita, che mi ha dato modo di confrontarmi con una nuova visione di me e del mondo.

Parlaci delle tue pubblicazioni più recenti.

Il mio ultimo libro, da poco uscito, è la raccolta di poesie dal titolo “Scene da un interno”, edito dalla casa Editrice Terra d’ulivi. Questa silloge continua e in qualche modo estende la visione e l’intento con cui è stata concepita la prima raccolta poetica (“Schegge liquide”, Aletti Editore 2014), adattandosi alla naturale evoluzione del linguaggio nel corso del tempo. Qui lo stile si fa più essenziale, centrato nella forza delle immagini che cercano di restituire le sottigliezze interiori, come spogliandosi dell’eccessiva verbosità delle composizioni primitive, nonché del ricorso a evasioni simboliste.

Tento cioè di esprimere ciò che è il mio sentire attuale in forma più diretta e disincantata, ma senza rinunciare, com’è naturale in poesia, alla sensibilità e alla ricercatezza della parola. Similmente alla raccolta precedente, i componimenti sono suddivisi in capitoli tematici, con l’intenzione di offrire un quadro d’insieme armonico.

La pubblicazione precedente, “Suites di fine anno” (Florestano Edizioni, 2019) è invece una raccolta di racconti, basati in parte su episodi realmente accaduti, che dipingono situazioni bizzarre e stravaganti, ambientate nell’atmosfera festosa del capodanno.

Questo in un certo senso è stato il pretesto: ciò che mi premeva realmente era far trasparire l’aspetto introspettivo e psicologico che si nasconde dietro quelle vicende, far emergere una sorta di traiettoria esistenziale che viene evidenziata attraverso la narrazione in prima persona, a tratti esplicitata tramite il ricorso a un impetuoso flusso di coscienza. Il tutto accompagnato dalla presenza costante della musica, intesa sia come presenza di brani e citazioni, che di fraseggio del testo.

Qual è il rapporto tra musica e letteratura? Dove è possibile individuarlo nelle tue opere e quali sono le metodiche attraverso le quali dai vita a questo intreccio?

Il rapporto tra musica e letteratura ha radici lontane, si perde nella notte dei tempi. Soprattutto nel campo della poesia, dove è abbastanza naturale che l’espressione lirica cerchi il supporto della musicalità, del ritmo che scaturisce dai versi.

Ma se questo legame è quasi spontaneo o comunque precipuo in poesia, non è affatto scontato che lo sia in prosa: di solito il romanziere ha scarsa affinità con l’elemento musicale.

Nel mio caso, se facilmente tale legame si estrinseca in poesia nel senso appena detto, altrettanto però avviene con la prosa, come facilmente si evince dal libro di racconti sopra citato, dove emerge in modo netto l’impellenza di esplicitare la voce musicale, sia in termini di composizione della scrittura che di trasposizioni dei miei personali ricordi musicali, in quanto corpo indelebile dei tanti ascolti che mi hanno influenzato.

Così in questi racconti l’abbinamento scrittura/partitura diviene serrato, diremmo quasi estremo, portando le due voci a fondersi l’una nell’altra e dando vita, almeno mi auguro, a un’originale struttura narrativa. La cifra stilistica che li caratterizza si è venuta perfezionando nel tempo, basandosi sull’idea che l’andamento narrativo dovesse in qualche modo rispecchiare la struttura di una “suite”, con l’alternanza continua tra momenti più pacati e situazioni di crescendo, tali da restituire non solo l’evoluzione musicale, ma anche quella dei sentimenti e dei pensieri di chi vive quelle vicende.

Il tutto ha richiesto un grande lavoro di elaborazione e di revisione, ma credo che il risultato raggiunto sia apprezzabile anche per l’originalità dell’impostazione data. E le valutazioni critiche che ne sono seguite mi hanno decisamente confortato in tal senso.

Cosa consiglieresti agli autori emergenti?

Soprattutto di seguire le proprie inclinazioni naturali, di ascoltarsi attentamente e di assecondare le proprie capacità. Ma senza dimenticare di aggiornarsi continuamente, di leggere tanto e di arricchire il proprio bagaglio culturale: studiando, approfondendo, sviscerando.

Non si smette mai di imparare, e la propria crescita personale non può prescindere da questo lavoro, se si vuole migliorare e raggiungere un buon livello di qualità.

Soprattutto in tempi come quelli correnti, dove la maggiore facilità di commercializzazione delle opere viene facilitata dal potere divulgativo dei social, è tanto più importante impegnarsi per proporre elaborati pregevoli, per non confondersi con la mediocrità e la pochezza di tanti prodotti che facilmente circolano in rete, e che vanno a detrimento della cultura tutta. Almeno, dal mio punto di vista.

In foto: l’autore Roberto Maggi

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Di solito mi piace procedere a piccoli passi e concentrarmi sul presente, lasciando che nuove idee e fonti di ispirazione si manifestino spontaneamente.

Posso però a grandi linee anticipare quali saranno i progetti a cui intendo dedicarmi, semplicemente perché sono già avviati. In primo luogo desidererei concludere un lavoro in prosa che inizialmente avevo pensato come a una sceneggiatura e che poi, come spesso succede, la scrittura ha trasformato man mano che prendeva corpo, e da cui dovrebbe nascerne un romanzo: una novità e una sfida che mi stimola e, per certi versi, mi impensierisce. Vedremo dove mi porterà e quando si chiuderà.

Il secondo progetto.

Il secondo progetto si propone invece la realizzazione di una specie di diario autobiografico irregolare, in cui vorrei far confluire stralci di ricordi, poesie, riflessioni, rivisitazioni liriche di canzoni. Una sorta di affresco sulla propria vita volutamente disomogeneo, costellato di immagini lampo.

Ma è troppo prematuro per parlane in modo preciso, mi aspetto che anche in questo caso la scrittura prenderà vie impreviste conducendomi a chissà quale risultato, e che d’altra parte vedo piuttosto lontano nel tempo.

Ad ogni modo c’è già una base di partenza per entrambi e so che l’aspetto musicale sarà (inevitabilmente!) presente. Nel frattempo, mi sto anche dedicando saltuariamente all’elaborazione di articoli che trattano di libri o più in generale di autori che mi stanno a cuore, e su cui vorrei continuare a lavorare.

Così come mi piacerebbe riprendere un progetto di musica e poesia (“Suoni di-Versi”) avviato insieme al pianista Theo Allegretti alcuni anni orsono: una performance dove la lettura poetica si lega emotivamente al suono del pianoforte. Una forma di reading-concerto alternativa che si potrebbe in futuro estendere anche a testi in prosa.

Per il resto, non mi propongo troppi obiettivi, colgo umilmente come un dono i frutti che la vita ci riserva ogni giorno.

Ringraziamo Roberto Maggi per aver contribuito ad arricchire la rubrica #comeloscrivo. Se volete scoprire i lavori letterari dell’autore vi invitiamo a cliccare su questo link! Potete anche seguire la pagina Facebook cliccando qui!